In viaggio con Sergio

Appunti di viaggio e pensieri di una vita spesa guardandosi in giro
- Genova, da Boccadasse a Nervi
Ho già parlato su queste mie pagine di Genova e in un articolo precedente, ho anche raccontato il perché sono molto legato a questa città, tanto da esserne realmente affascinato e affezionato. Spesso e volentieri io qui ritorno, soprattutto per perdermi tra le viette e le atmosfere dello splendido centro storico, ma questa volta ho cercato un approccio un po’ diverso alla città: ho voluto esplorare alcuni posti davanti al mare, tanto per citare una famosa canzone dì Ivano Fossati, che proprio da queste parti è nata.
Conoscevo già Boccadasse e sono sempre stato piacevolmente attratto, da quest’angolo così pittoresco di Genova, tanto da far assomigliare questo quartiere quasi ad un borgo della Cinqueterre incastonato nel territorio comunale della Superba. Ed è proprio da qui, da Boccadasse, che faccio idealmente partire questo mio viaggio nel levante genovese in direzione di Nervi,Boccadasse, così come appare alla vista di chi si avventura fino a qui Un porticciolo di pescatori. Si stenta a credere di essere nel territorio di una delle grandi metropoli del nord Italia. “In questi posti davanti al mare” il colore abbonda ed affascina Cosa c’è di più mediterraneo dei panni stesi al sole! Il porticciolo e la costa ligure di ponente, visti dall’alto del borgo Un sentiero ci conduce alla spiaggia di Vernazzola Qui l’atmosfera è decisamente meno turistica rispetto a Boccadasse, ma le atmosfere hanno la stessa bellezza… …e con una spiaggia in cui provare a ritornare Da Vernazzola arriviamo alla vicina Sturla…. …ed al Belvedere dedicato alla famosa attrice Lina Volonghi, questo è il panorama che si presenta alla nostra vista, guardando verso ovest Continuando la nostra camminata si arriva allo Scoglio di Quarto: un luogo che tutti gli italiani che hanno studiato un po’ di storia sui banchi di scuola, dovrebbero certamente conoscere Ovviamente la fama dell’Eroe dei Due Mondi, travalica i nostri confini: questo è il sentito elogio del Generale scritto da Victor Hugo Nelle gite di un giorno, effettuate in una località pur sempre lontana da casa, si arriva al momento in cui il tempo, ci fa sentire la sua proverbiale tirannia: chiedo quindi perdono a chi vive a Quinto al Mare, se dallo Scoglio di Quarto ho raggiunto subito Nervi, saltando sull’autobus numero 17 di AMT, l’azienda dei trasporti pubblici.
Appena scesi dall’autobus, ci si trova di fronte all’antico ponte romano di Nervi Per raggiungere il mare e la famosa passeggiata dedicata ad Anita Garibaldi, percorriamo le stradine del borgo Osservando Nervi, mi viene da pensare a questo luogo come a una sorta di “Buen Retiro” per artisti provenienti da tutto il mondo, quasi fosse ubicato in Costa Azzurra Impagabile davvero il colpo d’occhio verso est, che si ha dalla Passeggiata dedicata ad Anita Garibaldi Come arrivare
Per arrivare da Milano a Genova, con poco tempo a disposizione, ho percorso l’autostrada A7 da Milano e ho parcheggiato la mia vettura nel comodo parcheggio di interscambio con la metropolitana, situato in località Dinegro, molto vicino al casello autostradale di Genova Ovest e vicino anche alle partenze delle varie compagnie di ferries. Arrivando invece con il treno, ci si può collegare al comodo sistema di trasporto urbano da tutte le stazioni.
Mi sento di inviare un sentito ringraziamento ad AMT, l’azienda che gestisce i trasporti pubblici della città di Genova, per l’efficienza che mi ha dimostrato e le interessanti tariffe per il parcheggio e per il biglietto giornaliero. Appena arrivato in città ed appena lasciata la vettura al parcheggio di Dinegro, prendendo la metropolitana fino alla fermata De Ferrari e abbordando lì vicino il bus numero 42, in una mezz’oretta raggiungiamo Boccadasse. Da Nervi invece, si può ritornare verso Dinegro con il bus 17 fino alla stazione di Brignole, e da lì con la metropolitana si raggiunge il parcheggio. La metropolitana inoltre, collega le due principali stazioni ferroviarie, davvero comodo per chi decide di raggiungere la città della lanterna con il trasporto pubblico. - Greenway del Lago di Como Da Sala Comacina a Lenno
Due settimane fa ho voluto tornare ancora sul Lago di Como, vi avevo già descritto su queste pagine la mia camminata tra Nobiallo e Rezzonico, stavolta mi sono avventurato un po’ più a sud di Menaggio: ho percorso la Greenway del Lago di Como nel tratto tra Sala Comacina e Lenno.
Il percorso che sto per mostrarvi con le mie foto, passa attraverso due splendidi paesi rivieraschi, Sala Comacina e Ossuccio, che sono, con le debite proporzioni, quasi un paesaggio ligure trapiantato in Lombardia, per poi concludere la mia passeggiata alla Villa del Balbianello: la casa di un grande italiano, Guido Monzino.Menaggio vista dal porticciolo dove attraccano i traghetti, e dove parte anche il bus che mi ha portato fino a Sala Comacina A Sala Comacina la Greenway si addentra tra le strette e colorate viuzze Il porticciolo turistico e l’Isola Comacina sullo sfondo Sala Comacina Colore ovunque Ossuccio visto dalla Greenway L’Isola Comacina con in primo piano una barca tradizionale del lago di Como: una Lucia La Greenway si addentra all’interno del borgo Le macchine utilizzate in un vecchio frantoio Architetture colorate di Ossuccio Villa Balbiano, sempre ad Ossuccio Passiamo da Ossuccio a Campo, frazione di Lenno Vista del lato sud del promontorio del Dosso di Lavedo Da questo lato del promontorio, possiamo scorgere con un teleobiettivo Villa la Cassinella Ma sul lato nord del promontorio trovo un vero tesoro: Villa del Balbianello La sua loggia Lo stupendo giardino La chiesetta all’interno della villa Sentieri alberati che donano una grande gioia ai visitatori Deliziosi giochi di siepi, opera di valenti giardinieri Quando al termine della camminata si visita Villa del Balbianello, non si può fare a meno di pensare alla persona la cui memoria è ancora presente in questo luogo, Guido Monzino. Vi lascio un link al sito del FAI, dove conoscere più a fondo la figura di questo grande italiano e della sua amata Villa: ed è proprio grazie al suo generoso lascito, che oggi è possibile ammirare questo luogo meraviglioso.
Come Arrivare
Per arrivare fino a quest’angolo del lago di Como, come per la mia precedente escursione, ho voluto utilizzare i mezzi pubblici con il biglietto Ioviaggio di Regione Lombardia valido 24h (al costo di 16,5€).
Da Milano ho raggiunto in treno la bella località di Varenna, qui con il traghetto (purtroppo la Navigazione del lago di Como non è inserita nel programma Ioviaggio) ho raggiunto Menaggio e da questa cittadina con il bus C10 di ASF Como ho raggiunto Sala Comacina, e da qui ho camminato a ritroso fino a raggiungere Lenno.
Il viaggio di ritorno avrebbe dovuto avvenire con il bus C10 per Como delle 17:15 alla fermata di Lenno, ma il bus di ASF oltre ad essere passato in ritardo di 20 minuti, ha completamente ignorato la fermata di Lenno, quella centrale vicino alla chiesa e alla posta, con gran gioia (si fa per dire) della decina di persone, italiane e straniere, che aspettavano fiduciose alla fermata. L’autobus successivo, e ultimo della giornata, sarebbe arrivato dopo circa due ore, senza che nessuno potesse assicurarci che stavolta si sarebbe fermato a raccoglierci. Fortuna vuole che io abbia trovato su GoogleMap il numero telefonico del signor Novati e del suo NCC, che mi ha permesso di raggiungere la stazione di Como San Giovanni, supplendo così all’inefficenza di ASF. - Talcahuano – Chile
L’ultima volta che ho avuto l’opportunità di visitare il mio Cile è stato nel 2012, e questo è stato il mio terzo viaggio nel paese di Pablo Neruda e Gabriela Mistral.
Ricordo ancora la prima volta che arrivai nel paese alla fine del mondo. Mi trovavo sull’aereo tra Buenos Aires e Santiago, l’Aconcagua era alla nostra destra e la voce della hostess annunciava che stavamo entrando nella Repubblica del Cile: ed io in quel momento scoprì di avere una seconda patria, non lo avevo mai saputo, ma mi sentì proprio come se io appartenessi anche a quel paese.
In tutto nel paese alla fine del mondo ci sono stato per tre volte, le prime due a distanza di un anno, mentre per la terza ho dovuto aspettare ben 14 anni. Durante quest’ultimo viaggio, avrei voluto visitare il nord del paese (al di sopra del Valle Central per me c’è tutta una nazione ancora sconosciuta ), ma i miei amici di Santiago e di Concepción volevano a tutti i costi passare del tempo con me, che chissà quando potremo rivederci un’altra volta (ed infatti sono già passati altri 11 anni dal mio ultimo viaggio).
Durante la mia ultima permanenza in Cile, sono riuscito a fuggire solo per tre volte all’abbraccio dei miei amici, la prima volta ho fatto un weekend esteso in Paraguay (ve ne ho già parlato nella pagina dedicata a Sapucai), la seconda volta sono riuscito a fuggire a Valparaiso (magari riuscirò a parlarvene su queste pagine), mentre la terza volta, da Concepción ho fatto un salto a Talcahuano, proprio lì vicino ed è di quest’ultima località che mi accingo a parlarvi.Arrivato a Talcahuano ho visitato il Monitor Huáscar immergendomi in pieno nella storia patria di questo meraviglioso paese Un’immagine della splendida ruota del timone “Dulce Patria, recibe los votos
Con que Chile en tus aras juró
Que o la tumba serás de los libres
O el asilo contra la opresión”Ecco il luogo esatto dove l’eroe nazionale cileno, il Capitano Arturo Prat Chacón, trovò la morte in combattimento contro la flotta peruviana Visitiamo ora la città di Talcahuano, con una traccia dell’emigrazione italiana in questi luoghi: il Teatro Dante, nel 2012 ancora gravemente danneggiato dal terribile terremoto Concepción e il suo territorio sono una zona altamente sismica: segnale di via di fuga in caso di tsunami Tracce della distruzione lasciata dal terribile sisma Seguiamo la calle Castellon, che dal porto e dal centro cittadino si inerpica sulla collina Vecchie case sulla collina… …che paiono costruite con materiali di recupero Continuiamo a salire verso la cima della collina, stavolta seguendo una scalinata …ed arriviamo in un punto panoramico, con un bel colpo d’occhio sulla città e sulla baia Ed alla fine ci imbattiamo in un’altra bella casa in stile ondulato-patagonico Quando elessero al soglio pontificio il cardinale Jorge Mario Bergoglio, mentre ascoltavo il suo primo discorso dopo la conclusione del Conclave, trasalì quando il grande argentino affermò di provenire dalla “Fine del mondo”: la mia cilenità ebbe quasi un moto di ribellione all’ascoltar quelle parole.
Caro Sergio, direbbe la tua amata moglie (lei sì brasiliana per davvero) arrenditi all’evidenza: tu non sei un cileno ma sei un italiano, per giunta lombardo da chissà quante generazioni, e sei anche fieramente europeo tanto che ti senti a casa da Lisbona fino a Białystok. Ma ami anche tutto ciò che si trova dall’altra parte dell’Atlantico, dall’Alaska fino alla Tierra del Fuego, con una particolare predilezione per ciò che gli ispanici chiamano Cono Sur: questa singolare parte dell’America Meridionale, in cui le genti che vi abitano discendono dagli amerindi e discendono anche dalle… ehm… dalle navi, che qui hanno trasportato i loro avi dall’Europa e dal vicino Oriente. - Milano vista da un tram, il numero 2
Sotta a ‘sti mur passen i tramm,
Frecass e vita del me Milan…
Fiorenzo Carpi/Giorgio StrehlerNell’estate del 2022 mi trovavo a Lisbona con mia moglie e, cercando informazioni sulla città che stavamo visitando, scoprì che alcuni blog dedicati alla capitale lusitana, erano dedicati ad una linea di tram, la numero 28, linea che sembra fatta apposta per far risparmiare ai turisti il costo del servizio Sightseeing.
Ma Lisbona non è l’unica città europea ad avere una certa fama per i propri tram, anche la nostra Milano è famosa per i suoi mezzi su rotaia, tant’è che alcuni tram della serie 1500 sono in servizio anche sulla linea F di San Francisco. Ed allora mi sono detto: perché non creare una pagina dedicata ad una linea tranviaria di ATM?Il protagonista di questo post: il tram 2. La mia scelta è ricaduta sulla linea di tram numero 2, che partendo da Piazzale Bausan alla Bovisa, passando poi per il centro cittadino in Duomo, arriva fino ai Navigli e, specificamente, al capolinea di Piazzale Negrelli.
Purtroppo su questa linea non viaggiano i classici tram milanesi “tipo 1928”, ma viaggiano dei mezzi che hanno la possibilità di caricare più persone, dato che il percorso del 2 è strategicamente importante nel sistema dei trasporti pubblici milanesi: si tratta, in questo caso di un tram tipo 4600, costruito tra il 1955 ed il 1960.
Milano ha una particolare conformazione urbanistica: sembra una sorta di ragnatela, fatta com’è di lunghi viali che collegano le periferie al centro, e di altri viali che ruotano concentricamente ed a varie distanze, intorno al centro cittadino, intorno al Duomo. Molte linee di tram, collegano un quartiere periferico al centro della città, alcuni poi proseguono dal centro verso un altro quartiere periferico: ed il nostro tram 2 è tra questi ultimi.Piazzale Bausan, capolinea del 2, con la sua architettura che ricorda gli anni del boom economico La Bovisa, dove si trova il nostro capolinea, è un luogo storico di Milano, prima zona agricola, poi abitata da operai, ed oggi, grazie al recupero delle vecchie fabbriche, anche quartiere di università e di teatro. Un vecchio quartiere popolare, che però sta godendo oggi della relativa prosperità, di cui gode la città di Milano. E allora saliamo sul nostro tram e cominciamo il nostro itinerario.
Via Farini, dopo il cavalcavia sopra la stazione Garibaldi Alla fermata Via Farini/Via Ferrari troviamo, come si vede nella foto qui sopra, due simboli della Milano d’antan: il tram sabbiera e il vecchio gasometro sopra la stazione Garibaldi, oggi restaurato e ripristinato in una veste coloratissima. E lì vicino visiteremo il Cimitero Monumentale, senza scordare un sentito omaggio al cantore di questa città, Enzo Jannacci, che mi sta accompagnando con le sue parole in questo viaggio.
Il Cimitero Monumentale di Milano, dove sono seppellite le persone ricche e le persone celebri: Milano classista? Da qui in un attimo, dopo aver omaggiato Jannacci e gli altri milanesi celebri che riposano nel Famedio, in pochi passi arriviamo anche alla Chinatown Milanese ed al suo cuore, via Paolo Sarpi. Quando ero bambino e mio padre mi accompagnava al parco Sempione, mi stupivo di trovare dei cinesi a passeggiare lungo i viali del parco; negli anni ‘70 il mondo non era così connesso come lo è oggi e allora si doveva ancora mostrare il passaporto anche per entrare in Francia. Oggi è quasi impossibile tenere il conto di tutte le comunità presenti nella città, francamente a me tutto questo non dispiace e penso di non essere il solo. Anche i miei cari genitori, nei loro ultimi (purtroppo) anni di vita, sembravano apprezzare questa pluralità di culture e di gente culuràda.
E adesso sono le parole di un altro cantante lombardo, anche se lui non è milanese ma è un laghee, Davide Van De Sfroos, che risuonano nella mia testa: “Tutta sta gente culuràda, tràda in gìrr cumè Shangai, lüü la sa, lüü l’è convinto, l’è stada la causa de tücc i sò guai…Uno sguardo su Paolo Sarpi, bardata per il capodanno cinese Da Paolo Sarpi riprendiamo il nostro tram 2 ed arriviamo a Brera, quartiere una volta di artisti che ruotavano intorno alla Accademia di Belle Arti ed oggi popolato da persone decisamente benestanti, se non facoltose. Un quartiere oggi molto conosciuto a Milano, che nelle serate si trasforma in uno dei luoghi più iconici della vita notturna milanese: potremmo definire il nostro tram 2 come il tram della Movida, visto che unisce Brera al quartiere Bohémien per eccellenza, i Navigli, come vedremo tra poco.
Brera, via Madonnina Brera, piazza del Carmine Risaliamo ancora sul nostro tram numero 2 alla fermata di Via Cusani, e da qui dopo sole due fermate ci ritroviamo in piazza Duomo: siamo nel vero centro della città, sicuramente nell’angolo più celebre del capoluogo lombardo.
Ogni volta che mi ritrovo qui, in piazza Duomo, mi ritornano alla mente le parole di una vecchia canzone di Enzo Jannacci:
l’è pien de lüs, che el par d’ess a Natal,
e süra, il ciel pien de bigliett de milla…
La canzone è molto vecchia e si chiama Ti te sé no (Tu non sai) e racconta della passeggiata di un modesto impiegato che da casa sua, così lontana dal Duomo tanto che per arrivarci deve prendere due tram, arriva in questo luogo e vede la notte risplendere di tutti i neon, tanto che gli pare di essere a Natale, e gli pare anche che la ricchezza sia così alla vista, con un cielo che sembra essere costellato di banconote. In un pomeriggio un po’ grigio come quello del giorno della mia passeggiata, l’effetto delle parole di Jannacci un po’ ne esce indebolito.La piazza con il suo tran-tran e la cattedrale, che talvolta nemmeno notiamo più La Madonnina e le altre guglie La Galleria Vittorio Emanuele II, il salotto buono della città In qualsiasi periodo dell’anno, la città è piena di turisti. La fama di Milano come una delle capitali mondiali della moda, attira in quest’inizio di secondo millennio, frotte di turiste che appartengono ad una categoria che solo pochi anni or sono non esisteva: le influencers. Arrivano soprattutto dall’estremo oriente e dall’Europa orientale (nonostante l’embargo ai voli e la guerra, le russe sono ancora della partita): si riconoscono subito, specialmente in inverno, dato che sfoggiano capi splendidi ma decisamente fuori stagione, e l’amico o l’amica che le fotografa regge, oltre allo smartphone, anche il loro pesante cappotto.
Nella fattispecie una bella ragazza orientale sfoggia un elegante capo bicolore e prova varie pose davanti al cellulare in mano all’amica; vorrei tanto trovare il coraggio di parlarle e di scattarle anch’io almeno una foto, ma la piazza è piena di immigrati con una reflex al collo, che paiono aver fiutato il possibile business e uno di loro ha già adocchiato la bella orientale, e tenta di venderle i suoi servigi, non so a quale prezzo. Decido di desistere dal mio intento, preferisco non venire confuso con chi vorrebbe spillarle dei soldi per fotografarla, così mi avvio verso la fermata dei tram Duomo M1 M3 sita al principio di via Torino e qui riprendere il nostro tram 2 verso il Naviglio Grande.Via Torino alla fermata del tram Il 2 non tarda ad arrivare, la frequenza delle corse mi è davvero sembrata soddisfacente, anche se qui così vicino al Duomo le persone che attendono il tram sono sempre tante tutti i giorni.
La mia nuova meta, la fermata di Porta Genova M2, stazione sia ferroviaria che della Metropolitana M2, è a 6 fermate dalla Madunina. Arrivati qui, con una breve camminata seguendo via Casale, si arriva al Naviglio Grande e al Pont de Fer, nel pieno della zona della cosiddetta Apericena, ma questa zona alberga anche numerosi ristoranti per turisti, che riconosci dai menù con fotografie e che vengono letteralmente presi d’assalto dai visitatori stranieri, frotte di persone alla caccia di pizza&pasta e che torneranno alle loro case, chiedendosi come facciano gli italiani a soddisfare il loro fabbisogno basico di proteine. Dall’altra parte del ponte resiste una vecchia trattoria che pratica una cucina buona ed onesta, ma che sembra essere trascurata dai turisti: forse perché non propone le sole cose che i turisti low cost pretendono di trovare in tutte le città italiane: pasta e pizza nello stesso ristorante. A chi può interessare, la trattoria si chiama Le Vigne, purtroppo sembra non avere un sito web: un link verso questa bella osteria l’avrei messo volentieri. E per fortuna nostra, non è il solo posto dove ancora si riesce a mangiar bene nel tempio dell’aperitivo.Il Naviglio Grande, direzione Darsena, visto dal Pont de Fer ad un ora pomeridiana, in cui i locali non sono ancora stati presi di mira da frotte di milanesi e turisti Dopo aver scattato questa foto, mi concedo una passeggiatina sull’Alzaia (nella foto è la stradina lastricata che si vede a sinistra) fino a raggiungere la fermata Via Valenza Alzaia Naviglio Grande, dove riprendo il tram 2 e continuo ancora per un paio di fermate e scendo a Via Ludovico Il Moro Via Pestalozzi, quasi accanto ad uno degli angoli che preferisco della città, la Chiesa di San Cristoforo sul Naviglio.
Chiesa di San Cristoforo sul Naviglio Grande, un angolo di Milano che ho sempre adorato Su quel ponte finisce un episodio di una serie poliziesca che ho molto apprezzato, Monterossi, quando il protagonista si sbarazza di un’arma che ha improvvidamente acquistato, proprio davanti al suo amico, il Sovrintendente di PS Tarcisio Ghezzi.
Il tramonto che dona la sua bella luce al Naviglio Grande Mi fermo anch’io in cima al ponte, ma guardando verso la periferia, oltre ai personaggi creati da Alessandro Robecchi, mi ritornano alla mente le parole di un’altra canzone di Enzo Jannacci, “Andava a Rogoredo”:
Triste è un mattin d’Aprile senza l’amore!
I gh’era vegnü anca in ment d’andà a ‘negass
là dove el Navili l’è pussé negher,
dove i barcún i poeden no ‘rivà…
E scruto in direzione della periferia e verso l’infinito, e mi domando dove mai possa essere questo luogo misterioso dove il Naviglio è nero e dove nemmeno i barconi possono arrivare. Tranquilli: al contrario del protagonista della canzone, non sto covando fantasie suicide.Il capolinea di piazzale Negrelli con un Jumbotram che mi attende per tornare a casa - Annecy, una piccola perla d’oltralpe
Sia io che mia moglie ci siamo ritrovati ad avere qualche giorno di ferie a cavallo dell’Epifania 2023, ed entrambi avevamo il forte desiderio di ritornare nella nostra amata Francia. Ho deciso di far scoprire alla mia dolce metà una zona dell‘Hexagone che ancora non avevamo visitato insieme: la Savoia.
Ho scelto di soggiornare con lei nella capitale del dipartimento dell’Haute-Savoie, la splendida città di Annecy. Questa città l’avevo già vista brevemente alcuni anni or sono e l’avevo trovata incantevole, con i suoi canali e le splendide case colorate che si affacciano sulle loro acque, ma quella volta mi trovavo qui da solo: insieme a mia moglie le strette viette del centro, popolate di vivaci locali dove gustare le specialità regionali o gustare un bicchiere di vino, assumono tutto un altro aspetto.Le Palais de l’Ile, sicuramente l’immagine più iconica di questa splendida cittadina Dai ponti sui canali, nel centro storico, si può vedere il Castello dei Conti di Ginevra, che domina la città e il lago Dal centro saliamo verso il castello… …ed in pochi passi ci si trova di fronte alla porta In una splendida giornata invernale come questa, la luce disegna contrasti di ombre Annecy vista dall’alto del Castello Ritorniamo in centro, sui canali E il colore domina, cosa che apprezzo molto di questa città Strette viuzze che non hanno conosciuto la riforma urbanistica di Haussmann Ah, dimenticavo: Annecy si affaccia sul lago omonimo… …che ci dona un paesaggio quasi idilliaco Così come è già successo per il mio precedente post sulla St. Peterinsel, ho trovato menzione di questa città nelle Confessions di Jean-Jacques Rousseau: “Dieu vous appelle, me dit M. de Pontverre: allez à Annecy; vous y trouverez une bonne dame bien charitable, que les bienfaits du roi mettent en état de retirer d’autres âmes de l’erreur dont elle est sortie elle-même.” La “Bonne dame” di cui si parla in questo passo era Madame de Warens, che si era recentemente convertita al cattolicesimo e che riceveva dal cattolicissimo re di Sardegna una lauta pensione e che, secondo Rousseau, era obbligata dai preti locali a utilizzare la rendita reale per foraggiare la canaille (la definizione è del grande autore francese) che qui veniva a vendere la sua conversione al cattolicesimo, e Rousseau era tra loro. Ad Annecy oggi, nessuno vi pagherà più per abiurare la fede calvinista, ma in compenso in questa cittadina potrete vivere delle altre interessanti esperienze sia a livello culturale che gastronomico, oltre ad esserci affezionati al magnifico centro storico con le sue atmosfere e architetture ben medievali, noi due abbiamo molto amato un traiteur, Pauvert, che si trova al 4 di Rue Grenelle: in una serata uggiosa in cui non avevamo molta voglia di uscire, con le sue leccornie (e una bottiglia di champagne rosé comprata lì vicino), abbiamo davvero passato una serata memorabile nella nostra camera dell’Hotel Mercure.
Come arrivare
Per arrivare qui da Milano, abbiamo percorso in auto l’autostrada A4 fino a Santhià e qui passare sul raccordo A4/5 fino ad Ivrea e qui proseguire sulla A5 fino al traforo del Monte Bianco. Una volta entrati in Francia, si scende da Chamonix fino al fondo valle, dove si incontra la A40 che seguiamo fino a Bonneville, e da qui con la A410 e poi con la A41 raggiungiamo Annecy.
Annecy si può raggiungere anche in treno: da Milano o da Torino il TGV e oggi anche la Frecciarossa vi portano fino alla stazione di Chambéry Challes-les-Eaux, e da qui si può proseguire con il TER fino ad Annecy. - Biella Piazzo
Molti anni fa, in una libreria del centro di Milano, trovai un libro di itinerari in Mountain Bike del Biellese e del Canavese. Le colline della Brianza e le prealpi lariane, nei fine settimana, sono così piene di bikers, tanto da far assomigliare molti percorsi di MTB alle gallerie degli ipermercati in orario di punta. E per il fatto di essere un milanese di pianura, mi resi presto conto che mi occorrevano tempo e tranquillità per allenarmi bene, così da poter poi percorrere, quasi da pari a pari con i veri scalatori brianzoli e prealpini, i percorsi più impegnativi e famosi delle terre briantee e del triangolo lariano.
Fu proprio grazie a quel fatidico libretto, che cominciai a sgambettare felicemente sulle montagne tra l’Oasi Zegna e la Valsesia, e su quello splendido territorio morenico che è la Serra di Ivrea, territori dove ci si può allenare bene e dove si può godere di una splendida natura, per i nostri parametri poco affollata. E dopo essermi innamorato di questa fantastiche terre, cominciai a volgere lo sguardo anche verso la città capoluogo di questo territorio: Biella. Ma soprattutto verso la sua città alta, il Piazzo, con le sue antiche strade ed edifici, con i suoi locali conviviali ed i suoi panorami, e (perché no) con la sua funicolare.
Sono tornato al Piazzo dopo tanti anni, senza bicicletta ma con la reflex al seguito.Appena usciti dalla stazione della funicolare, ci si ritrova in mezzo ai palazzi, ai portici ed al lastricato del Piazzo Ed eccoli i portici di Biella Alta Piazza della Cisterna I palazzi e i colori della piazza visti dal porticato Gotico piemontese e sabaudo Case a graticcio decisamente francofile… …che ti ricordano il tempo passato dalla tua ultima incursione nella terra di Victor Hugo La splendida vista sul monte Mucrone La porta della Torrazza, che ci introduce al Piazzo provenendo da nord Il panorama sulla parte bassa della città La piccola chiesetta di San Rocco all’Oliera È venuto il tempo di tornare verso il centro di Biella, oggi ubicato nella parte bassa… …e di dare un ultimo saluto alla funicolare che ci ha portato fin qui Qui la vediamo più in dettaglio Come arrivare
Da Milano la via più rapida in auto, passa per l’autostrada A4 in direzione Torino, si esce poi al casello di Carisio, e qui si seguono le indicazioni per Biella, seguendo la SP 230 fino ad arrivare a Biella. Qui si può parcheggiare nell’ampio parcheggio di piazza Eugenio Curiel, o negli altri parcheggi limitrofi, situati praticamente di fronte alla stazione della funicolare.
Proveniendo da Torino, si può prendere sempre la A4, stavolta in direzione Milano, uscendo al casello di Santhià, e da qui seguire la SP 143 che ci porta dritti a Biella.
Esiste anche la possibilità di raggiungere Biella in treno, ma da Milano i tempi si dilatano parecchio, dato che una volta raggiunta Novara, bisogna cambiare treno con una linea secondaria non molto frequente, che ci porterà fino alla stazione di Biella San Paolo.Alcuni bei ricordi che ho di questa città, sono sicuramente legati al Ristorante Baracca, situato nel centro della città bassa e che propone una buona cucina del territorio. Ha un grosso difetto a parer mio: è chiuso il sabato e la domenica.
- Sapucai e la sua leggendaria stazione
Quando ero ancora un ragazzo, trovai su una bancarella un romanzo: Figlio di uomo, dello scrittore paraguaiano Augusto Roa Bastos. La copertina di quell’edizione italiana mostrava, se ben ricordo, un soldato con una strana uniforme ed il fatto che mio padre, appassionato di storia militare, mi avesse più volte parlato della Guerra del Chaco tra Paraguay e Bolivia, fece sì che io acquistassi quel libro, che poi lessi avidamente.
Non so se esista ancora un’edizione nella nostra lingua di quest’opera, perché vorrei consigliare a tutti questa lettura, purtroppo la mia vecchia edizione di Feltrinelli sembra sparita ormai da tempo, tanto che Hijo de hombre ho dovuto riacquistarlo in lingua originale.
Gran parte della storia, eccettuato i capitoli che si svolgono nel Chaco, ruota intorno a questa cittadina del dipartimento di Paraguarí, nell’immaginario del grande scrittore la stazione di Sapucai veniva distrutta durante una rivoluzione soffocata nel sangue dall’esercito regolare. Niente di tutto questo è accaduto nella realtà, anche in un paese dalla storia turbolenta come il Paraguay, ma l’amore che provo verso questo libro e per l’opera di Roa Bastos, ha fatto si che nell‘ormai lontano 2012, comprassi un biglietto aereo dalla mia Santiago de Chile fino ad Asunción e che, in compagnia di buoni amici, ebbi l’opportunità di coronare uno dei miei sogni letterari e di visitare Sapucai, dopo un viaggio in auto memorabile da Asunción fino a qui, attraverso le strade e i paesaggi di questa meravigliosa e misconosciuta nazione.La Villa Inglesa di Sapucai, la scuola che è stata recuperata e riattivata Le altre case erano in una situazione abbastanza precaria, almeno nel 2012 Entriamo in ciò che rimane della stazione e della storica officina ferroviaria La vecchia stazione oggi purtroppo in disuso, così come tutte le strutture delle antiche ferrovie paraguaiane La vecchia locomotiva 151 con il suo tender ancora agganciato Ferrocarril Presidente Carlos Antonio Lopez, in omaggio al presidente che alla metà del XIX secolo pose le basi della più antica ferrovia del Sudamerica All’interno delle officine, qualche vecchio macchinario di fabbricazione inglese è stato preservato Panorama delle antiche officine Vecchi utensili ancora sui tavoli La 152 all’interno dell’officina Speriamo siano riusciti a preservare meglio, dopo il 2012, tutto questo sito storico: un sito che meriterebbe di essere tutelato dall’UNESCO Antico materiale rotabile che resiste come può, agli assalti di chi vorrebbe vendere la storia patria come ferro vecchio Non di solo treno vive l’uomo Il logo delle ferrovie paraguaiane dopo il 1961. La data impressa è quella in cui il Presidente Alfredo Stroessner riscattò la compagnia dagli inglesi, purtroppo l’ex dittatore è passato alla storia più per altre sue imprese Fortunatamente dall’altro capo del Pacifico, qualcuno conosce la storia di questo straordinario paese “En todas partes, alrededor, se notan todavía los lengüetazos de la metralla, los vagones destrozados, restos de lava negra sobre la tierra roja, coágulos de la erupción. Porque aquello fue realmente como si reventara un volcán bajo los pies de la gente.” Augusto Roa Bastos – Hijo de hombre
Questa terribile descrizione di una scena di guerra, avvenuta nella stazione, è frutto di una straordinaria invenzione narrativa del grande paraguaiano. Nei tanti tumulti e guerre che hanno tormentato questo martoriato paese, non credo che l’esplosione che scosse Sapucai sia mai capitata; nella fantasia dì Roa Bastos, un gruppo di rivoltosi, guidato da un capitano dell’esercito regolare, stava preparando un attacco alla guarnigione di Paraguarí, ma un telegrafista delatore informò il comando che lanciò, sulla linea a binario unico, una locomotiva caricata di esplosivo, che si scontrò con il treno dei rivoltosi proprio all’interno della stazione. Ma sarò sempre grato al grande scrittore per avermi condotto fino a quest’angolo di Paraguay.
Anche se gli eventi narrati nel libro non hanno mai avuto luogo, Sapucai vale comunque la visita, perché si può ammirare ciò che fu la prima linea di trasporto ferroviario del Sudamerica, passeggiare per l’officina ed immaginarla ancora in funzione, oppure passeggiare sul marciapiede della stazione ed immaginare le venditrici strillare ai passeggeri: “chipá caliente que quema los dientes”.
C’è anche l’opportunità di visitare la Villa Inglesa, il quartiere dove abitavano i dipendenti inglesi della società che amministrava la ferrovia. Un sito, Sapucai, ed un paese, il Paraguay, che davvero vale la pena visitare e di cui, grazie all’opera del grande scrittore, ci si può anche innamorare, anche se il Paraguay non è proprio dietro l’angolo e non è proprio vicino al nostro immaginario. - Val Calanca
Se avete già letto l’articolo del mio blog dedicato al castello di Mesocco, sapete bene quanto io sia legato a questa zona del Grigioni Italiano e come io l’abbia scoperta anni fa. E potete quindi comprendere come io torni sempre ben volentieri in questa parte della Svizzera meridionale.
Questa volta ho voluto fare un’escursione in Val Calanca, la valle formata dal torrente Calancasca, situata in posizione piuttosto isolata a nord dell’abitato dì Grono. Non è stata la prima volta che mi sono avventurato da queste parti, la parte più alta della valle, l’avevo già ammirata dall’alto delle montagne dove si snoda il sentiero Calanca, nella sua prima tappa, quella che parte dal passo del San Bernardino; ma stavolta al posto di avventurarmi in quota, ho preferito esplorare il fondovalle con una splendida camminata da Arvigo fino a Landarenca.
Per muoversi agevolmente sui sentieri della confederazione elvetica e reperire delle ottime mappe topografiche, io vi consiglio di consultare il sito di SvizzeraMobile e di scaricare l’app sul vostro dispositivo mobile: la cartografia è davvero splendida.Come per quasi tutte le mie escursioni montane nella Confederazione, gli autobus gialli di AutoPostale mi fanno compagnia Arrivati ad Arvigo, si attraversa lo splendido ponte antico e si comincia a seguire il sentiero 737 della Val Calanca Al di là del torrente si ammirano queste splendide case rurali Il sentiero 737 segue tutta la valle in due tappe, da Grono fino a Rossa. Qui lo seguirò solo nel tratto tra Arvigo e Selma Un ponticello in legno su di un affluente della Calancasca Alla fine si arriva a Selma… …e alla chiesina dedicata a San Rocco Lì vicino c’è la funivia automatica che userò per la discesa… …la salita invece, la affronterò camminando Selma vista dai tornanti della mulattiera Le montagne che dividono la Calanca dalla Mesolcina, sulla sinistra la Cima di Nomnom, famosa tra gli hikers svizzeri e lombardi Ed alla fine eccoci arrivati allo splendido borgo di Landarenca Alla fine della lunga salita, vi consiglio davvero di provare la splendida accoglienza dell’Osteria Landarenca, gustando magari dei funghi, della carne con la polenta, bevendo un buon bicchiere di vino o una birra Calanda, prodotta a Coira, la capitale del cantone. Dopo tanta fatica…
Come arrivare
Per raggiungere questi luoghi, anche questa volta ho usato il sistema dei trasporti pubblici svizzeri: ho lasciato la mia auto nel parcheggio della stazione di Chiasso ed ho raggiunto in treno la stazione di Castione-Arbedo. Appena fuori la stazione, ho preso l’AutoPostale 214 fino alla fermata di Grono-Bivio Calanca. Qui ho aspettato la coincidenza con l’AutoPostale 215 fino alla fermata di Arvigo Paese, mentre per il ritorno ho ripreso la linea 215 poco più avanti, alla fermata di Selma, dopo essere disceso da Landarenca utilizzando la comoda funivia automatica al costo di 4 CHF per corsa, gli euro qui non sono accettati.
Sicuramente, per parametri italiani, i trasporti pubblici svizzeri non sono a buon mercato, ma se avete intenzione di passare le vostre vacanze nella Confederazione, oppure contate di fare più escursioni durante l’arco di un’anno, potete prendere in considerazione l’idea di acquistare una tessera Metà Prezzo: costa sì 185 CHF (165 ai successivi rinnovi), ma solamente con il risparmio su un biglietto di andata e ritorno tra Chiasso e Zurigo, vi siete ripagati praticamente la metà dell’esborso e poi potete acquistare anche le tessere giornaliere per tutta la Svizzera (riservate ai soli possessori di Metà Prezzo) con un prezzo che va a scalare, a seconda di quanto le compriate in anticipo, e che sono a parer mio molto convenienti, dato che vi danno libero accesso su tutti i treni, gli autopostali, i battelli ed i trasporti urbani. Per saperne di più su questa offerta e anche su altre opportunità: Swisspass e Ferrovie Federali. Nel caso specifico di questa escursione, dato che si svolge all’interno della zona tariffaria Arcobaleno (Canton Ticino e Mesolcina), il prezzo non è elevatissimo: ad oggi il biglietto andata e ritorno, valido per tutto il giorno, costa 38 franchi a prezzo intero, oppure 19 franchi con abbonamento metà prezzo.
La Val Calanca può essere raggiunta anche in auto. Da Milano, con la A9, si raggiunge la dogana di Chiasso-Brogeda, e da qui si procede sull’autostrada svizzera A2, pagando il bollo autostradale di 40CHF, fino allo svincolo di Bellinzona, dove si procede sulla A13 fino all’uscita di Roveredo-Grono, e da qui trovate le indicazioni per la Val Calanca. La vignetta autostradale che acquisterete nel corso di questo viaggio, avrà validità fino al 31 gennaio dell’anno successivo.E questa è una panoramica della mia giornata - Porto, le alture e il fiume
Quest’estate appena passata, io e mia moglie abbiamo deciso di passare le nostre prime vacanze da sposati, facendo un viaggio attraverso il Portogallo, da Porto a Lisbona, passando per le regioni centrali e l’Algarve, prima di chiudere il nostro itinerario nella capitale. Una coppia di nostri amici, ci aveva descritto con grande entusiasmo la loro esperienza nella città sul Douro, e noi abbiamo iniziato le nostre vacanze in terra Lusitana, proprio da qui, contagiati dal loro entusiasmo.
Porto è una città che ci ha davvero conquistato, e non poteva essere altrimenti. Questa città, pur essendo una nota meta turistica, pare non esser giunta a troppi compromessi con il turismo di massa, ma sembra dire ai tantissimi visitatori: “Questa sono io, prendere o lasciare”. E di cose da prendere ce ne sono davvero tante: l’impagabile atmosfera di una città davvero vissuta, l’andirivieni sulle stradine che collegano le colline al fiume, il Bolinho de Bacalhao consumato senza moderazione nei locali in riva al fiume, l’inconfondibile gusto dei suoi dolci vini, solo per citare alcune delle sue notevoli attrattive.
Oggi avrei pensato di condurvi in un viaggio virtuale attraverso la città, partendo da Santo Ildefonso, passando poi per le zone di Bolhao e di Carmo, fino a raggiungere la riva del Douro: la Ribeira.La chiesa di Santo Ildefonso si vede già bene dalla finestra del nostro hotel Merita anche uno scatto più ravvicinato… …ed un particolare dei suoi azulejos A proposito di Azulejos, poco lontano da Santo Ildefonso, c’è la Capela das Almas… …anche lei famosa per i suoi Azulejos. Un ultimo sguardo su questo capolavoro L’architettura della città mi ricorda il mio Cile, in Brasile non sono ancora stato Prima di arrivare al Carmo, troviamo la Igreja da Santissima Trinidade Ci incamminiamo verso il Carmo Tra vecchi scooter… …e vecchie pubblicità Atmosfere che potrebbero anche essere Sudamericane E finalmente si arriva al Carmo Da lì scendiamo verso il fiume Douro Turisti sul fiume Palazzi vicino alla riva E con il ponte Dom Luis I, termina la nostra passeggiata È tempo di sedersi a tavola e gustare degli splendidi Bolinhos de Bacalhao - Morcote
Ho già parlato del lago di Lugano su queste mie pagine, vi ho già raccontato una mia gita alla Villa Fogazzaro-Roi, che si trova a Oria Valsolda nella parte italiana del Ceresio: questa volta mi sono spostato invece sul lato svizzero, non lontano da Lugano.
Morcote è oggi una località turistica molto nota e apprezzata nella vicina confederazione, sono in molti i cittadini elvetici (ma anche nord europei) che giungono fin qui per trovare un’atmosfera “mediterranea” senza dover lasciare il paese rosso-crociato, o un paese dove il tedesco è lingua ufficiale.
Noi italiani che, volenti o nolenti, mediterranei lo siamo per davvero, probabilmente potremmo trovare qualcosa da obiettare, sul fatto che qui si possa trovare la stessa atmosfera della Costiera Amalfitana, solo per fare un esempio, però Morcote è sicuramente una splendida località lacustre e subalpina. Cominciamo ad esplorare questo magnifico borgo ticinese con alcune mie foto.Qui la toponomastica è rigorosamente in dialetto ticinese, e per noi milanesi non è difficile capire dove porta questo viottolo Il Sentiero della Chiesa ci porta a Santa Maria del Sasso, che domina l’abitato ed il lago L’edificio è un po’ sfuggente all’obiettivo, incastonato com’è sul fianco della collina Panorama sul Ceresio Questa parte della chiesa invece, in stile rinascimentale, si offre ben volentieri allo sguardo dei visitatori Due colonne fanno da cornice allo spettacolo del Ceresio Il lago ed il paese sono sotto di noi, mentre un battello della navigazione sta per attraccare Un’altra veduta del complesso ecclesiastico Diamo un ultimo sguardo a Santa Maria del Sasso… …prima di ritornare verso il paese Le stradine dell’abitato di Morcote sono davvero splendide Uno stretto viottolo, una Strecia nella parlata locale, del centro di Morcote Le case del borgo antico hanno un gran fascino Anche gli edifici che si affacciano sul lungolago sono ricchi di colore e si lasciano volentieri ammirare Cos’altro dirvi, se non che stiamo visitando uno dei borghi più belli di tutta la Svizzera Il Canton Ticino, questa è la mia idea, condiziona noi milanesi fin dall’infanzia: è per noi così vicino ed è all’estero. Forse anche noi come gli svizzero-tedeschi, siamo un po’ convinti di trovare il Nord Europa a 40 km dalle nostre case, un Nord Europa dove si parla come da noi, addirittura con lo stesso dialetto.
La mia modesta esperienza di viaggiatore è iniziata proprio qui nel cantone italofono: si comincia andando all’estero in questa enclave lombarda e italiana in Svizzera, e poi l’appetito vien mangiando (come si suol dire) ed allo svincolo autostradale di Bellinzona si svolta a sinistra per raggiungere la Germania, la Francia, il Belgio o l’Olanda, oppure si va a destra per andare verso la Baviera e la Germania orientale, la Repubblica Ceca, la Polonia o i Paesi Baltici. La Svizzera è un po’ il nostro trampolino di lancio, verso altre destinazioni ben più lontane e più intriganti.
Morcote, ve l’ho già accennato, fa parte dei “Borghi più belli della Svizzera”, visitate il sito dell’associazione per conoscere altre destinazioni degne di nota nella vicina confederazione.Come arrivare
Per raggiungere questi luoghi, io ho usato il sistema dei trasporti pubblici svizzeri: ho lasciato la mia auto nel parcheggio della stazione di Chiasso ed ho raggiunto in treno la stazione di Melide. Appena fuori la stazione, ho preso l’AutoPostale 431 fino alla fermata di Morcote, Piazza Grande. Nel caso specifico di questa escursione, dato che si svolge a pochi chilometri dalla frontiera, il prezzo non è elevatissimo: ad oggi il biglietto andata e ritorno, valido da Chiasso fino a Morcote, costa 18,80 franchi a prezzo intero, oppure 9,40 franchi con abbonamento metà prezzo.
Sicuramente, per parametri italiani, i trasporti pubblici svizzeri non sono a buon mercato, ma se avete intenzione di passare le vostre vacanze nella Confederazione, oppure contate di fare più escursioni durante l’arco di un’anno, potete prendere in considerazione l’idea di acquistare una tessera Metà Prezzo: costa sì 185 CHF, ma solamente con il risparmio su un biglietto di andata e ritorno tra Chiasso e Zurigo, vi siete ripagati quasi la metà dell’esborso e poi potete acquistare anche le tessere giornaliere per tutta la Svizzera (riservate ai soli possessori di Metà Prezzo) con un prezzo che va a scalare, a seconda di quanto le compriate in anticipo, e che sono a parer mio molto convenienti, dato che vi danno libero accesso su tutti i treni, gli autopostali, i battelli ed i trasporti urbani. Per saperne di più: Swisspass e Ferrovie Federali.
Morcote può essere raggiunto anche in auto. Da Milano, con la A9, si raggiunge la dogana di Chiasso-Brogeda, e da qui si procede sull’autostrada svizzera A2, pagando il bollo autostradale di 40CHF, fino allo svincolo di Bellinzona, dove si procede sulla A13 fino all’uscita di Melide, e da qui si seguono le indicazioni per Morcote e, costeggiando il lago si raggiunge la nostra meta in pochi minuti, parcheggiando poi nel comodo autosilo vicino al paese. La vignetta autostradale che acquisterete nel corso di questo viaggio, avrà validità fino al 31 gennaio dell’anno successivo. - Montevecchia
Il ricordo di mio padre, anche a tanti anni dalla sua scomparsa, è ancora ben vivo in me.
Una delle cose che più ricordo di lui, è la sua inesauribile voglia di portare in giro il suo unico figlio, nella speranza di fargli vivere un’infanzia migliore della sua, inesorabilmente segnata da una guerra mondiale e dalla prematura perdita del proprio genitore. Mio padre amava molto le prealpi a nord di Milano e non perdeva occasione per portarmi nel Triangolo Lariano o sulle Grigne, a percorrere sentieri che lui conosceva come le sue proverbiali tasche, però talvolta lui mi portava proprio qui a Montevecchia, nella sua amata Brianza, sulla prima altura che si incontra venendo dalla pianura e dalla “megalopoli” milanese.
Ed in quelle occasioni, quando ammiravamo il panorama, lui era solito guardarsi intorno e rimpiangere la Brianza della sua infanzia, ormai ridotta, a sentir lui, ad una lunga sequela di capannoni che deturpavano irrimediabilmente il paesaggio, ed io bambino cercavo di immaginarmi, fantasticando, una sorta di Brianza Felix che purtroppo non avrei mai potuto conoscere.
Su questa collina è da anni che continuo ad inerpicarmi, l’ho fatto varie volte anche in bicicletta, ma oggi penso che, grazie soprattutto all’istituzione del Parco Regionale di Montevecchia e della Val Curone, ho finalmente incontrato la sua Brianza Felix, dato che il territorio intorno alla collina ha riacquistato una indubbia valenza naturalistica e paesaggistica, ed è ritornata anche una bella agricoltura che si potrebbe quasi definire d’antan. Ed io continuo a tornare qui sulla collina, conscio di trovarmi in un luogo prezioso e di grande fascino, così vicino alla grande metropoli. Oggi provo a condurre anche voi nel borgo sulla collina, per mezzo di alcune mie foto.Il Santuario della Beata Vergine del Carmelo, che domina la collina, visto dal borgo Si sale verso il Santuario Il portale del Santuario alla fine della lunga scalinata che qui conduce Le stradine del borgo Villa Vittadini Scorci del borgo Montevecchia bucolica: vigne, erbe aromatiche e fiori Montevecchia bucolica L’alta collina con il borgo e i suoi vigneti, probabilmente i più vicini alla città meneghina Uno sguardo verso nord sulla Val Curone. Nella prima linea di alture, si scorgono tre cime che alcuni pensano siano in realtà delle piramidi, proprio come quelle di Giza E dalla collina si ammira il Resegone, la montagna dei Promessi Sposi, tanto cara ad Alessandro Manzoni e a tutti noi che abbiamo la possibilità di osservarlo dalle finestre e dalla pianura Proprio qui, nella valle del Curone, ci sarebbero tre piramidi come quelle di Giza, orientate addirittura nella medesima direzione, a voler riprodurre le tre stelle centrali della costellazione di Orione? A dire il vero, secondo il mio punto di vista (letteralmente), anche l’alta collina, dove è posizionato il borgo alto, sembrerebbe una quarta piramide, ma non sono né un archeologo né un astronomo. Quindi se voleste approfondire l’argomento dei misteri di Montevecchia, vi lascio un link.
Cercando di documentarmi per scrivere questo breve testo, ho trovato proprio su Wikipedia, questa citazione del grande Mario Soldati, intellettuale, scrittore, gastronomo e tanto altro ancora:
”Quella delle terrazze di Montevecchia è tra le più belle posizioni della Brianza: uno spalto altissimo, un balcone che si erge, fuori dalle nebbie, e si affaccia dritto a sud; nelle giornate di vento si vede dalla Cisa al Monte Rosa. […] Alti monti la difendono dalle tramontane. Le brume, le nebbie, che salgono dalle pianure e dai laghi la sfiorano fruttuosamente: è chiaro, oramai, che il vino più delicato e squisito deriva sempre da uve mature al limite estremo delle condizioni climatiche e geoponiche necessarie alla vite.”Come arrivare
Arrivare a Montevecchia con i mezzi pubblici non è agevolissimo. Esiste una linea di LineeLecco, la D70, che fa solo due corse giornaliere feriali fino al borgo alto, altrimenti si può prendere la linea C47 di Asf Como che dalla stazione di Cernusco-Merate, conduce fino alle Quattro Strade di Montevecchia, e da lì proseguire camminando lungo la strada carrozzabile, oppure (meglio ancora) arrivare al borgo alto in perfetto stile Slow, utilizzando la rete di sentieri che si inerpicano sulla collina. Se volete, potete arrivare a Montevecchia anche con un differente approccio Slow, caricando la vostra bicicletta sui treni di Trenord tra Milano e Lecco, controllando sempre che il treno offra la possibilità di caricare bici al seguito, scendendo sempre alla stazione di Cernusco-Merate, e di lì si pedala fino alla cima della collina: auguri. Vi lascio il link del sito Muoversi in Lombardia e dell’app Moovit, dove potete anche voi calcolare il vostro percorso.
Per raggiungere Montevecchia in automobile, esistono varie opzioni. Potete prendere la Tangenziale Est da Milano fino ad Usmate, proseguire fino a Cernusco Lombardone sulla statale e poi seguire le indicazioni per Montevecchia. Oppure, sempre da Milano, seguite la superstrada Nuova Valassina fino a Carate Brianza e poi proseguite fino a Monticello Brianza, e da lì seguite le indicazioni per Montevecchia. Se tentate di raggiungere questa ridente località di domenica, ma anche di sabato, in auto: vi faccio i miei migliori auguri. - Lago di Como
Da Nobiallo a Rezzonico
La Strada Regina è oggi il nome della strada statale 340 e della sua diramazione 340dir, che coprono il tratto su tutta la riva occidentale del lago di Como: da Como a Gera Lario. Anticamente però esisteva la Via Regina, una strada romana che univa Cremona a Chiavenna, il Po alle Alpi, passando da Milano e da Como. Il nome “Regina” non è quindi un omaggio ad una consorte di casa Savoia, ma deriverebbe dal nome della Rezia, regione oggi compresa grossomodo tra le alpi lombarde e la Svizzera meridionale.
Ancora oggi, sul versante occidentale del Lario, si possono percorrere dei tratti dell’antica via romana e uno di questi si trova tra Nobiallo, frazione del comune di Menaggio, e Acquaseria, frazione del comune di San Siro. In questa tratta, l’antica via si inerpica sul promontorio del Sasso Rancio, in un angolo isolato di questa costa lacustre, dato che la strada statale odierna lo bypassa attraverso una lunga galleria: il panorama e l’ambiente naturale di questo tratto, valgono ampiamente la fatica spesa per affrontare la salita. Dopo Acquaseria si prosegue fino a Rezzonico, alternando tratti di strada statale a tratti dell’antica via, che però lambiscono gli abitati e corrono quasi paralleli alla moderna strada statale.
Partiamo alla scoperta di questa parte del lago di Como.Villa La Gaeta vista da Nobiallo La chiesa di Nobiallo con il suo campanile pendente. Le stradine di questa frazione di Menaggio Il santuario della Madonna della Pace, poco sopra l’abitato di Nobiallo Nobiallo e il lago visti dal santuario L’antica via romana nel bosco Villa La Gaeta dove vennero girate alcune scene di 007 Casino Royale Verso nord si scorgono gli abitati di San Siro, con Rezzonico in lontananza, sullo sfondo le Alpi Retiche Dopo Acquaseria, l’antica via lambisce gli abitati Rezzonico è ormai di fronte a noi Ed alla fine terminiamo il nostro itinerario di fronte al castello Il lago di Como, così come tutti gli altri laghi lombardi, è uno dei luoghi preferiti da noi milanesi per le nostre scampagnate del fine settimana. Ed è proprio qui che noi meneghini ci troviamo di fronte alla cruda realtà: l’area metropolitana milanese è una delle più popolose di tutta l’Unione Europea. Ciò significa generalmente il trovare code interminabili sia all’andata che al ritorno e la quasi impossibilità di trovare parcheggio una volta raggiunta la nostra meta.
Il pensiero di tutte le sofferenze che dovrò quasi certamente affrontare nel fine settimana, fa sì che io mi spinga a cercare un po’ di svago in altri luoghi, come in Svizzera, in Piemonte, talvolta addirittura in Alsazia. Poi improvvisamente mi è tornata alla mente una canzone di Davide Van De Sfroos, La curiera, e ne è venuta fuori una gita in tutto relax con i mezzi pubblici; una gita affrontata di Sabato, per la Domenica non credo vi siano speranze.Come arrivare
Per questa mia gita fuori porta, ho voluto dare fiducia ai trasporti pubblici della Regione Lombardia, nella fattispecie Trenord e ASF Como: devo dire che la mia fiducia non è stata mal riposta, almeno questa volta. Da Milano si raggiunge facilmente una delle due stazioni nel centro di Como con il treno, io sono arrivato a Como San Giovanni e sul piazzale della stazione, ho preso l’autobus della linea C10 che mi ha portato fino a Menaggio. Qui a Menaggio ho camminato brevemente vicino al lago fino a raggiungere Nobiallo. Volendo dal centro di Menaggio si può cambiare bus con un altro C10 in direzione Colico e scendere alla prima fermata.
Per questa escursione in Lombardia, ho utilizzato il biglietto IoViaggio di Regione Lombardia valido un giorno. L’ho trovato davvero funzionale ed economico per un’escursione come questa, tanto che per il ritorno ho voluto proseguire in bus fino a Colico, godendomi la vista di tutta la costa occidentale del Lario, per poi qui cambiare con il treno regionale espresso che percorre la riva opposta. Vi lascio il link del sito Muoversi in Lombardia e dell’app Moovit, dove potete anche voi calcolare il vostro percorso. Se poi non volete rinunciare all’automobile e tentare la sorte su queste strade strette e trafficate, da Milano potete prendere l’autostrada A9 in direzione di Como, fino all’uscita “Lago di Como”, l’ultima in Italia prima della Svizzera. Qui seguite le indicazioni per Cernobbio e Menaggio, fino a raggiungere la statale Regina, quindi seguitela costeggiando il lago fino a raggiungere Nobiallo. Per il rientro in bus da Rezzonico a Nobiallo, oltre ai link che vi ho già fornito, potete anche consultare il sito di ASF autolinee. - Il castello di Mesocco
L’autostrada svizzera A13, che percorre il passo del San Bernardino, ha un posto fondamentale nella mia gioventù: negli anni ’90 ho avuto una relazione con una donna della Bassa Slesia polacca e anche molti amici nella regione tedesca dell’Allgäu. Si può dire che la strada tra Milano e Wroclaw, così come quella che unisce il capoluogo lombardo a Isny im Allgäu, le conosca a memoria ed ogni volta che raggiungevo la base della lunga salita verso il passo, non potevo fare a meno di notare le rovine dell’antico castello di Mesocco.
Al Bernardino sono tornato molte volte, anche se è dal 2009 che non torno in Polonia. Per me oggi, questa parte del Canton Grigioni è un vero paradiso per la pratica escursionistica e per raggiungerla ho scoperto, ancora una volta, la grande comodità del servizio di AutoPostale, che con i suoi iconici bus gialli, percorre queste Valli, da Bellinzona fino a Coira. Ed è proprio usando la corriera gialla, che qualche settimana fa sono sceso alla fermata di Mesocco-Castello e ho cominciato la corta e facile camminata.Il castello visto dalla strada cantonale Prima di raggiungere il castello, ci imbattiamo nell’antica chiesa di Santa Maria del Castello, la cui costruzione risale all’XI secolo Sulla facciata, un affresco. Purtroppo quel giorno l’ho trovata chiusa. La porta d’ingresso al castello altomedievale La torre romanica all’interno del castello… La cinta muraria. La vista spazia verso la strada che conduce al passo, e verso le cime alpine che dividono il mondo latino dal mondo germanico… …ed osservando verso sud, con un buon teleobiettivo, si scorge la chiesa di San Martino di Tours a Soazza, sulla strada verso Bellinzona e il Ticino. Il sole da sud splende sul castello. Se volete saperne di più sulla Mesolcina e su questa parte del Grigioni Italiano, vi lascio il link all’Ente Turistico Mesolcinese.
Come arrivare
Per raggiungere questi luoghi, io ho usato il sistema dei trasporti pubblici svizzeri: ho lasciato la mia auto nel parcheggio della stazione di Chiasso ed ho raggiunto in treno la stazione di Castione-Arbedo. Appena fuori la stazione, ho preso l’AutoPostale 214 fino alla fermata di Mesocco Castello. Sicuramente, per parametri italiani, i trasporti pubblici svizzeri non sono a buon mercato, ma se avete intenzione di passare le vostre vacanze nella Confederazione, oppure contate di fare più escursioni durante l’arco di un’anno, potete prendere in considerazione l’idea di acquistare una tessera Metà Prezzo: costa sì 185 CHF, ma solamente con il risparmio su un biglietto di andata e ritorno tra Chiasso e Zurigo, vi siete ripagati quasi la metà dell’esborso e poi potete acquistare anche le tessere giornaliere per tutta la Svizzera (riservate ai soli possessori di Metà Prezzo) con un prezzo che va a scalare, a seconda di quanto le compriate in anticipo, e che sono a parer mio molto convenienti, dato che vi danno libero accesso su tutti i treni, gli autopostali, i battelli ed i trasporti urbani. Per saperne di più: Swisspass e Ferrovie Federali. Nel caso specifico di questa escursione, dato che si svolge all’interno della zona tariffaria Arcobaleno (Canton Ticino e Mesolcina), il prezzo non è elevatissimo: ad oggi il biglietto andata e ritorno, valido per tutto il giorno, costa 38 franchi a prezzo intero, oppure 19 franchi con abbonamento metà prezzo.
Il castello di Mesocco può essere raggiunto anche in auto. Da Milano, con la A9, si raggiunge la dogana di Chiasso-Brogeda, e da qui si procede sull’autostrada svizzera A2, pagando il bollo autostradale di 40CHF, fino allo svincolo di Bellinzona, dove si procede sulla A13 fino all’uscita di Mesocco, dove troverete un comodo parcheggio vicino alla fermata dell’autobus del castello. La vignetta autostradale che acquisterete nel corso di questo viaggio, avrà validità fino al 31 gennaio dell’anno successivo. - Genova, sestieri di Molo e Carignano
Sono molto legato a questa città, lo sono da tempo immemore. La televisione era ancora in bianco e nero e Bruno Lauzi cantava una canzone, Genova per noi, che mi aveva davvero stregato. Solo più tardi scoprì che quella canzone era stata scritta da Paolo Conte.
Ricordo ancora come le parole della canzone non abbandonassero la mia testa, soprattutto ripetevo, quasi fosse un mantra, quel verso che dice: “Genova per noi / Che stiamo in fondo alla campagna. Per me che ho sempre vissuto nell’ex-paesotto a nord di Milano, diventato città nel secondo dopoguerra e fagocitato dalla grande metropoli, la campagna del nord-ovest italiano non era un concetto così astratto: allora passavo i miei fine settimana di ragazzino nella frazioncina a ovest di Milano, sulla statale che conduce a Novara, in mezzo ai campi, alle robinie e ai fontanili.
A 16 anni i miei genitori mi regalarono una moto, un 125 nero costruito a Varese, che ben si intonava con la mia tenuta di allora: quella canonica, fatta di pelle nera e borchie, di un metallaro. Metallaro sì ma con ancora bene in mente le parole di Paolo Conte: Genova, dicevo, è un’idea come un’altra. Era venuto finalmente il momento di partire all’avventura, di affrontare il mio primo vero viaggio, e il passo dei Giovi era lì da secoli che mi aspettava.
Viaggiare con una moto di soli 125cc, significava, allora come oggi, non poter utilizzare l’autostrada A7, ma dover percorrere la statale 35, attraversando Pavia, Voghera, Tortona e dopo Serravalle Scrivia ci si inerpicava (si fa per dire) verso il Passo dei Giovi che, anche se situato ad un altitudine modesta, era pur sempre il primo passo montano che affrontavo, alla guida di un mezzo meccanico.
La vista del cartello stradale “GENOVA” fu davvero una grande emozione, tanto che ancora oggi mi pare di ricordare, per filo e per segno, il paesaggio urbano che da Pontedecimo, passa per Bolzaneto, Rivarolo, Sampierdarena, sino ad arrivare a piazza Caricamento.
E sotto la Lanterna torno sempre volentieri: quelle che vi mostro oggi sono alcune delle foto che ho scattato, durante l’ultimo dei miei giri nel centro storico, in due sestieri tra il porto e la foce.La chiesa di San Salvatore con il suo stile che si ritrova fino in Costa Azzurra Il colore dei vicoli E dietro un angolo spunta il mare ed il porto Il porto, il mare, i monti e la rete metallica Colore e luce ovunque vicino al mare Archivolti ovunque… …e un paesaggio urbano decisamente mediterraneo La 500 che ritrovo sempre tra la Cattedrale e Palazzo Ducale Verso Porta Soprana Porta Soprana Casa Colombo Ritorno ai vicoli “Nei quartieri dove il sole del buon Dio / Non da i suoi raggi” E finisco il mio giro davanti Santa Maria di Carignano, in un trionfo del barocco Uno stile che stona un po’ rispetto al resto del vecchio porto, ma qui siamo in un altro sestiere E a Carignano lo stile cambia anche per le abitazioni, che qui paiono diventare dimore In Via del Campo, proprio quella cantata da Fabrizio de André, una volta c’era una piccola bottega di dischi, il suo proprietario, Gianni Tassio, era un grande amico del cantautore ed era una persona molto cordiale ed affabile, tanto che era solito intrattenersi con chiunque entrasse nel suo negozio, raccontando aneddoti su de André e sulla città che loro due tanto amavano: inutile dire che ogni volta che passavo da quelle parti, andavo a trovarlo.
Il signor Gianni ci ha lasciato nel 2004, ed oggi nei locali del suo negozio, in via del Campo 29 rosso, è stato aperto un museo dedicato alla scuola genovese della canzone d’autore: in questo mio ultimo passaggio nel capoluogo ligure, non ho avuto il tempo per visitarlo un’altra volta e se posso darvi un consiglio, fateci un salto anche voi. Vi lascio il link.Eppur parenti siamo un po’
Di quella gente che c’è là
Che come noi è forse un po’ selvatica - Antonio Fogazzaro e il Ceresio
“Soffiava sul lago una breva fredda, infuriata di voler cacciar le nubi grigie, pesanti sui cocuzzoli scuri delle montagne.”
Antonio Fogazzaro – Piccolo mondo anticoAntonio Fogazzaro non è oggi uno dei più letti scrittori nel nostro paese, per quasi tutti noi cittadini dello stivale (ed io non faccio eccezione) la conoscenza della sua opera è confinata agli anni dei nostri studi. Ma penso sia stata soprattutto la mia passione per la storia a spingermi qui, quando ho scoperto che il Fondo Ambiente Italiano, aveva restaurato e aperto al pubblico la Villa dello scrittore a Oria Valsolda, sul lato italiano del Ceresio: il Lago di Lugano.
Questo angolo della nostra regione, la Lombardia, è un po’ isolato e forse anche negletto: sono in molti a pensare che il lago di Lugano, il Ceresio, sia “cosa” Svizzera. Invece questa bella lingua d’acqua dolce, regalo delle ere glaciali, è diviso tra entrambi i paesi: cittadine come Porto Ceresio, Porlezza ed anche Valsolda, appartengono alla nostra Italia.La frazione di Oria, del comune di Valsolda, è molto angusta: stretta com’è tra la strada e il lago In breve tempo dal parcheggio si raggiunge la villa dello scrittore risorgimentale Nel giardino troviamo questo splendido pergolato proprio in riva al lago La villa dello scrittore e dei suoi eredi Il poetico terrazzino della villa, affacciato sul Ceresio Uno sguardo agli interni Il borgo di Oria Valsolda Vecchi cartelli indicatori… …e stradine anguste nel borgo Un borgo davvero piccolo ma in cui la storia è passata e continua a passare E il Ceresio prosegue ed entra in territorio elvetico Se doveste decidere di visitare questa villa del FAI, può essere che le solerti e preparate guide di Villa Fogazzaro-Roi, oltre del grande scrittore risorgimentale, vi parlino anche di un pittore nato in questi luoghi, e da qui partito alla volta di Vienna e di altri territori dell’impero Austroungarico: Paolo Pagani.
Purtroppo il giorno della mia visita ad Oria Valsolda, non ho avuto materialmente il tempo per visitare l’abitato di Castello e visitare la Chiesa di San Martino, che contiene dei suoi affreschi, oppure di visitare il museo Casa Pagani, sempre a Castello: un buon motivo per tornare un giorno da queste parti.Come arrivare
La via più rapida per raggiungere Oria Valsolda passa per Lugano e il sud del Canton Ticino. In auto da Milano si prende l’autostrada A9 fino a Chiasso-Brogeda e si prosegue sulla A2 svizzera, pagando il bollo autostradale di 40CHF, fino a Lugano Sud e qui si segue il lago fino alla dogana di Gandria, e subito dopo la dogana, entrati in territorio italiano, arriviamo a Oria Valsolda.
Si può anche evitare di pagare il bollo autostradale, uscendo dalla A9 a Como-Monte Olimpino ed entrando in territorio elvetico alla dogana di Ponte Chiasso. Una volta a Chiasso, si prosegue verso Lugano percorrendo la strada nazionale N2, una volta giunti a Paradiso si segue il lungolago fino alla dogana di Gandria e poi si arriva a Oria Valsolda. Ovviamente questa seconda soluzione implica un maggiore tempo di percorrenza, secondo Google Maps 15 minuti in più, ma a parer mio questa stima è un po’ generosa.
La villa Fogazzaro-Roi può essere raggiunta anche con i mezzi pubblici, io non ci ho mai provato, vi lascio il link del sito Muoversi in Lombardia o dell’app Moovit, dove potete calcolare il percorso. - Il Monastero di Torba e il FAI
Il Monastero di Torba è una sorta di miracolo tra le colline del basso varesotto, uno spaccato della vita del periodo tardo romano e longobardo, giunto quasi incontaminato fino ai giorni nostri.
Mi capitò di scoprire questo luogo anni fa, nella prima metà degli anni ‘80, quando avevo degli amici da queste parti e amavo girare con loro in moto su queste strade. A quell’epoca i lavori di restauro erano appena iniziati, con i restauratori che volentieri ci fornivano dettagli sul loro importantissimo lavoro e già allora si poteva facilmente comprendere di trovarsi di fronte ad un luogo significativo del nostro passato, sia dal punto di vista storico che da quello artistico.
Lasciamo quindi l’auto nel parcheggio del Monastero ed entriamo per iniziare la nostra visita .Dal parcheggio ci si incammina verso il Monastero Il monastero visto dall’interno La chiesa del monastero, dedicata a Santa Maria Le mura dell’antico Castrum Romano Dettagli delle antiche mura La chiesa del monastero in una cornice primaverile La torre e l’edificio del monastero La magnificenza di questa torre romana, giunta a noi dopo tanti secoli Una volta finita la visita, dal parcheggio si prova l’efficacia del teleobiettivo Questo luogo, il Monastero di Torba, ha un’importanza capitale nella storia del FAI, il Fondo Ambiente Italiano. Quando Giulia Mozzoni Crespi decise, insieme ad altre benemerite personalità della cultura italiana, di fondare il FAI, la stessa signora Crespi comprò questo bene, ormai quasi in rovina, nel lontano 1977 e subito lo donò al FAI con lo scopo di restaurarlo e di renderlo fruibile per le visite. La lungimiranza, l’impegno e la generosità della signora Crespi, per molti anni alla presidenza del Fondo Ambiente, venne premiata quando nel 2011, questo luogo venne dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell‘Umanità.
Se volete conoscere meglio il FAI, Fondo Ambiente Italiano, potete farlo a questo link. Non sono sponsorizzato dal FAI, ma mi sento di consigliarvi di prendere in considerazione l’idea di iscrivervi o di sostenere il Fondo Ambiente con altre modalità. Mi verrebbe da dire che il nostro paese lo merita.Come arrivare
Da Milano prendete l’autostrada A8, direzione Varese-Sesto Calende, uscite a Busto Arsizio e seguite le indicazioni per Solbiate Olona e Fagnano Olona. Una volta raggiunta Fagnano Olona, seguite le indicazioni per Cairate e poi per Castelseprio e Torba. La strada non è semplice ma può essere bello perdersi in Valle Olona: di certo non ci troviamo in Val d’Orcia, ma anche questo paesaggio tra colline e archeologia industriale, ha un suo fascino.
Si può anche raggiungere Torba con i mezzi pubblici, raggiungendo Varese da Milano con Trenord, per poi dirigerci verso Torba con la linea N27 di Autolinee Varesine, oppure da Tradate o da Varese (via Trenord) con l’autolinea B45, sempre di Autolinee Varesine.
Non ho mai provato a raggiungere il Monastero con i mezzi pubblici, ma per questa o per altre escursioni in Lombardia, può essere conveniente prendere in considerazione i biglietti IoViaggio di Regione Lombardia. Li ho provati per escursioni sul lago di Como e in Valtellina e sono davvero funzionali ed economici. Vi lascio il link del sito Muoversi in Lombardia o dell’app Moovit, dove potete calcolare il percorso. - L’isola di Rousseau
“Ce projet consistait à m’aller établir dans l’île de Saint-Pierre, domaine de l’hôpital de Berne, au milieu du lac de Bienne. Dans un pèlerinage pédestre que j’avais fait l’été précédent avec du Peyrou, nous avions visité cette île, et j’en avais été tellement enchanté, que je n’avais cessé depuis ce temps-là de songer aux moyens d’y faire ma demeure.” Jean-Jacques Rousseau, Les Confessions
Il lago e la St. Peterinsel visti dal castello di Erlach Il grande pensatore e letterato francese era molto legato a questo luogo, tanto da pensare di stabilirsi proprio qui, nel mezzo del lago di Bienne, alle pendici del Giura. E anche oggi quest’angolo del Canton Berna, conserva il suo grande fascino.
Il territorio della St. Peterinsel è diviso tra due comuni svizzeri, di lingua tedesca, Erlach e Twann, ma il confine linguistico interno alla Svizzera, tra la lingua di Goethe e la lingua di Rousseau, è vicinissimo: di fronte a questo luogo, sulla riva nord del lago di Bienne, si trovano gli abitati di La Neuveville (BE) e di Le Landeron (NE) entrambi francofoni.
Partiamo insieme e incamminiamoci in questo splendido angolo di SvizzeraIl percorso della St. Peterinsel è percorribile anche per le persone in sedia a rotelle e debitamente segnalato e catalogato Per chi come me ama il turismo lento, il sito SvizzeraMobile è una vera miniera di idee per gli escursionisti e per gli sportivi Un piccolo battello-navetta fa la spola tra Erlach e l’antica Abbazia Il sentiero è comodo e ben indicato Non di solo turismo vive l’isola Delle passerelle in legno, conducono attraverso i canneti fino alla riva del lago Ormai il sentiero ha quasi raggiunto la parte finale dell’isola lacustre L’antica abbazia cluniacense è diventata oggi un rinomato hotel e ristorante Alla fine della nostra camminata, si può decidere di lasciare questo luogo
con i battelli del servizio di navigazione…e goderci la vista sul lago da un punto d’osservazione privilegiato Ma perché Rousseau aveva intenzione di lasciare la sua amata Parigi, per trasferirsi in questo angolo del Canton Berna? Dopo la pubblicazione del libro Émile ou De l’éducation, quest’opera viene messa all’indice nel 1762 e l’arcivescovo di Parigi lancia un’anatema nei confronti dell’autore. Ma anche nella natia e protestante Ginevra, le cose non vanno meglio per Rousseau, il governo cittadino non gli perdona di essersi convertito al cattolicesimo (anche se poi il nostro tornerà alla fede originaria) perciò Rousseau si esilierà sì in Svizzera, ma nel Cantone di Neuchâtel prima, e poi sul lago di Bienne. Ma quando poi anche il Canton Berna lo bandirà, il grande filosofo sarà costretto a riparare in Inghilterra.
Un grazie a Rousseau per avermi fatto scoprire questo magnifico luogo attraverso la lettura delle sue Confessions Come arrivare
Per raggiungere questi luoghi, io ho usato il sistema dei trasporti pubblici svizzeri: ho lasciato la mia auto nel parcheggio della stazione di Chiasso ed ho raggiunto in treno la località di Ins nel Canton Berna, cambiando a Lucerna e Berna con comode e puntuali coincidenze. Da Ins ho poi raggiunto Erlach utilizzando la linea 521 del servizio degli autobus postali, dall’inconfondibile livrea gialla e così caratteristici nei panorami della vicina confederazione.
Sicuramente, per parametri italiani, i trasporti pubblici svizzeri non sono a buon mercato, ma se avete intenzione di trascorrere le vostre vacanze nella Confederazione, oppure contate di fare più escursioni durante l’arco di un anno, potete prendere in considerazione l’idea di acquistare una tessera Metà Prezzo; costa sì 185 CHF, ma solamente con il risparmio su un biglietto di andata e ritorno tra Chiasso e Zurigo, vi siete ripagati quasi la metà dell’esborso e poi potete acquistare anche le tessere giornaliere per tutta la Svizzera (riservate ai possessori di Metà Prezzo) con un prezzo che va a scalare a seconda di quanto le compriate in anticipo e che sono a parer mio molto convenienti, dato che vi danno libero accesso su tutti i treni, gli autopostali, i battelli ed i trasporti urbani. Per realizzare questa escursione, ho comprato una tessera giornaliera qualche giorno prima della partenza, l’ho pagata 59 CHF al posto dei 75 CHF del costo a prezzo intero. Per saperne di più: Swisspass e Ferrovie Federali.Potete anche arrivare in auto, venendo da Milano, dopo la frontiera di Chiasso, con l’autostrada A2 fino a Härkingen, poi con la A1 fino a Luterbach ed infine con la A5 fino all’uscita di La Neuveville, che si trova a pochi chilometri da Erlach, dove potrete lasciare la vostra vettura nel parcheggio comunale e incamminarvi alla scoperta dell’isola di Rousseau.
- Friedrich Dürrenmatt e il lago di Bienne
Dopo avere visitato la St. Peterinsel, con una fermata di battello sono giunto nella cittadina di Ligerz, sulla riva settentrionale del lago, proprio in mezzo alle vigne che producono il Twanner ed altri famosi vini della Confederazione.
Ma in mezzo ai vigneti, oltre al Rebenweg, ho trovato anche le indicazioni di un itinerario dedicato al grande scrittore svizzero, Friedrich Dürrenmatt, che a Ligerz ha abitato. Però questo villaggio ed i nomi dei villaggi vicini, Twann, Lamboing, mi hanno fatto tornare alla memoria un libro di Dürrenmatt: Il giudice e il suo boia (Der Richter und sein Henker). Ed è proprio a pochi passi da qui che si svolgono gli eventi narrati nel libro.
Nella trama del suo romanzo, poco lontano da qui, sulla strada tra Twann e Lamboing, il gendarme del paese trova il cadavere di un ufficiale della polizia di Berna. Mi fermo qui per non “spoilerare” (brutto anglicismo?) troppo il resto del romanzo, che è pur sempre un “giallo”, anche se definirlo solamente così è veramente riduttivo: vi consiglio vivamente di leggerlo e di non fermarvi solo a questo capitolo dell’opera del grande scrittore elvetico.
Ma adesso gustiamoci l’atmosfera di questi splendidi luoghiAppena scesi dal battello… …troviamo la piccola funicolare che collega Ligerz a Prêles: io sono sceso alla fermata di Ligerz Festi La vista spazia sui vitigni e sul lago di Bienne, questo è il panorama verso est Verso ovest la St. Peterinsel, i vigneti e il campanile della Chilchräbe Le vigne che producono il vino di Twann, su questi pendii si trovano uve Pinot e Chasselas E si prosegue lungo le stradine fino a raggiungere la chiesa Anche quando si è ritornati a Ligerz, si fa fatica a staccare gli occhi dalla Chilchräbe… …e il suo campanile fa sempre capolino, da qualunque lato si guardi Come arrivare
Per raggiungere questi luoghi, io ho usato il sistema dei trasporti pubblici svizzeri: la ferrovia in territorio elvetico ci porta comodamente da Chiasso fino a Olten, qui possiamo trovare una coincidenza per raggiungere Biel/Bienne, dalla cui stazione i treni regionali ci portano fino a Ligerz, costeggiando la riva settentrionale del lago. Sicuramente, per parametri italiani, i trasporti pubblici svizzeri non sono a buon mercato, ma se avete intenzione di passare le vostre vacanze nella Confederazione, oppure contate di fare più escursioni durante l’arco di un anno, potete prendere in considerazione l’idea di acquistare una tessera Metà Prezzo; costa sì 185 CHF, ma solamente con il risparmio su un biglietto di andata e ritorno tra Chiasso e Zurigo, vi siete ripagati quasi la metà dell’esborso e poi potete acquistare anche le tessere giornaliere per tutta la Svizzera (riservate ai possessori di Metà Prezzo) con un prezzo che va a scalare a seconda di quanto le compriate in anticipo e che sono a parer mio molto convenienti, dato che vi danno libero accesso su tutti i treni, gli autopostali, i battelli ed i trasporti urbani. Per realizzare questa escursione, ho comprato una tessera giornaliera qualche giorno prima della partenza, l’ho pagata 59 CHF al posto dei 75 CHF del costo a prezzo intero. Per saperne di più: Swisspass e Ferrovie Federali.
Potete anche arrivare in auto, venendo da Milano, dopo la frontiera di Chiasso, con l’autostrada A2 fino a Härkingen, poi con la A1 fino a Luterbach ed infine con la A5 fino a Twann, che si trova a pochi chilometri da Ligerz , ma io vi consiglierei di uscire a Biel e di seguire la strada nazionale 5, che costeggia il lago di Bienne e vi porta diretti a Ligerz, regalandovi un panorama migliore rispetto all’autostrada.
Questo luogo mi ha davvero conquistato! Per chi volesse documentarsi su Friedrich Dürrenmatt, vi lascio il link alla sua pagina su Wikipedia. Mi sento davvero di chiudere questa pagina, consigliandovi la lettura di questo grande scrittore di lingua tedesca, magari cominciando con “La Panne”, una breve novella molto significativa dell’opera e delle tematiche del grande narratore svizzero.