Talcahuano – Chile

L’ultima volta che ho avuto l’opportunità di visitare il mio Cile è stato nel 2012, e questo è stato il mio terzo viaggio nel paese di Pablo Neruda e Gabriela Mistral.
Ricordo ancora la prima volta che arrivai nel paese alla fine del mondo. Mi trovavo sull’aereo tra Buenos Aires e Santiago, l’Aconcagua era alla nostra destra e la voce della hostess annunciava che stavamo entrando nella Repubblica del Cile: ed io in quel momento scoprì di avere una seconda patria, non lo avevo mai saputo, ma mi sentì proprio come se io appartenessi anche a quel paese.
In tutto nel paese alla fine del mondo ci sono stato per tre volte, le prime due a distanza di un anno, mentre per la terza ho dovuto aspettare ben 14 anni. Durante quest’ultimo viaggio, avrei voluto visitare il nord del paese (al di sopra del Valle Central per me c’è tutta una nazione ancora sconosciuta ), ma i miei amici di Santiago e di Concepción volevano a tutti i costi passare del tempo con me, che chissà quando potremo rivederci un’altra volta (ed infatti sono già passati altri 11 anni dal mio ultimo viaggio).
Durante la mia ultima permanenza in Cile, sono riuscito a fuggire solo per tre volte all’abbraccio dei miei amici, la prima volta ho fatto un weekend esteso in Paraguay (ve ne ho già parlato nella pagina dedicata a Sapucai), la seconda volta sono riuscito a fuggire a Valparaiso (magari riuscirò a parlarvene su queste pagine), mentre la terza volta, da Concepción ho fatto un salto a Talcahuano, proprio lì vicino ed è di quest’ultima località che mi accingo a parlarvi.

Arrivato a Talcahuano ho visitato il Monitor Huáscar immergendomi in pieno nella storia patria di questo meraviglioso paese
Un’immagine della splendida ruota del timone
“Dulce Patria, recibe los votos
Con que Chile en tus aras juró
Que o la tumba serás de los libres
O el asilo contra la opresión”
Ecco il luogo esatto dove l’eroe nazionale cileno, il Capitano Arturo Prat Chacón, trovò la morte in combattimento contro la flotta peruviana
Visitiamo ora la città di Talcahuano, con una traccia dell’emigrazione italiana in questi luoghi: il Teatro Dante, nel 2012 ancora gravemente danneggiato dal terribile terremoto
Concepción e il suo territorio sono una zona altamente sismica: segnale di via di fuga in caso di tsunami
Tracce della distruzione lasciata dal terribile sisma
Seguiamo la calle Castellon, che dal porto e dal centro cittadino si inerpica sulla collina
Vecchie case sulla collina
…che paiono costruite con materiali di recupero
Continuiamo a salire verso la cima della collina, stavolta seguendo una scalinata
…ed arriviamo in un punto panoramico, con un bel colpo d’occhio sulla città e sulla baia
Ed alla fine ci imbattiamo in un’altra bella casa in stile ondulato-patagonico

Quando elessero al soglio pontificio il cardinale Jorge Mario Bergoglio, mentre ascoltavo il suo primo discorso dopo la conclusione del Conclave, trasalì quando il grande argentino affermò di provenire dalla “Fine del mondo”: la mia cilenità ebbe quasi un moto di ribellione all’ascoltar quelle parole.
Caro Sergio, direbbe la tua amata moglie (lei sì brasiliana per davvero) arrenditi all’evidenza: tu non sei un cileno ma sei un italiano, per giunta lombardo da chissà quante generazioni, e sei anche fieramente europeo tanto che ti senti a casa da Lisbona fino a Białystok. Ma ami anche tutto ciò che si trova dall’altra parte dell’Atlantico, dall’Alaska fino alla Tierra del Fuego, con una particolare predilezione per ciò che gli ispanici chiamano Cono Sur: questa singolare parte dell’America Meridionale, in cui le genti che vi abitano discendono dagli amerindi e discendono anche dalle… ehm… dalle navi, che qui hanno trasportato i loro avi dall’Europa e dal vicino Oriente.

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